martedì 8 novembre 2011

crisi economica in italia


La crisi economica è arrivata anche in Italia. Anche se le sue conseguenze danno l’impressione di essere qui meno pesanti che altrove, si sta evidenziando un forte rallentamento dell’economia reale. Il Governo per far fronte alla crisi ha adottato una serie di provvedimenti legislativi con l’obiettivo di rilanciare l’economia italiana entro la fine del 2009. Le iniziative del Premier Berlusconi non hanno trovato, però, il sostegno dell’opposizione e non sembrano aver del tutto convinto né Bruxelles, né le maggiori associazioni imprenditoriali.
 

Gli effetti della crisi in Italia : ma in Italia c’è veramente la crisi ?

L’economia mondiale è scossa dalla più forte ondata recessiva degli ultimi 50 anni. La crisi partita dal settore finanziario ha colpito rapidamente tutti i paesi producendo effetti disastrosi anche sull’economia reale. Il 2008 dell’economia globale si è chiuso con il segno negativo ed il 2009 non promette ancora nulla di buono visto che tutti gli indicatori economici tendono ancora al segno negativo. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, la ricchezza globale nel 2009 subirà un calo, evento che non era stato riscontrato dal lontano 1945. Tali segnali non incoraggianti sono confermati dall’analisi dei dati dei singoli paesi. Il Prodotto Interno Lordo (PIL) del Giappone nell’ultimo trimestre ha segnato un nuovo record negativo scendendo del 10%, record storico negativo dalla seconda guerra mondiale. Gli Stati Uniti non sembrano ancora aver tratto beneficio dal piano di sostegno dell’economia del Presidente Obama, visto che il PIL del paese è sceso del 6,2% nell’ultimo trimestre del 2008 e la disoccupazione è aumentata al 8.1% . La preoccupazione di politici ed economisti di tutto il mondo resta sempre molto alta per una crisi che non sembra ancora avere trovato una soluzione. Solo l’Italia sembra fare eccezione. Il Premier Berlusconi ha affermato anche recentemente che la crisi economica in Italia non esiste e che questa è solo il frutto di una suggestione mediatica. La realtà, tuttavia, appare ben diversa ed anche le azioni del governo sembrano confermare che qualcosa nell’economia italiana non funzioni.
La situazione economica italiana
Per capire la portata della crisi in Italia occorre concentrare l’analisi sui due settori principali dell’economia quello finanziario e quello reale. Per quanto riguarda il primo, gli analisti economici sono concordi nell’affermare che il sistema finanziario italiano è solido ed ha risentito meno degli effetti negativi provocati dalla crisi bancaria esplosa negli Stati Uniti. La stessa Commissione Europea nella valutazione del programma di stabilità italiano per il periodo 2008-2011 afferma che “il basso indebitamento del settore privato ed un sistema finanziario relativamente solido finora hanno messo al riparo l’Italia dall’impatto diretto della crisi finanziaria”. In poche parole si afferma che il sistema bancario italiano è solido e non è stato eccessivamente esposto ai fenomeni speculativi che tanti danni hanno provocato in altri paesi.

Questo però non vuol dire che il sistema creditizio italiano sia rimasto totalmente immune dalla crisi finanziaria mondiale. Molti gruppi bancari italiani sono stati indeboliti dalla presenza di “asset tossici” comprati durante la fase di speculazione degli anni precedenti. Questo ha obbligato molte banche a forti ricapitalizzazioni per ripianare le perdite, con conseguenti perdite di valore in borsa e restrizioni nella fornitura di credito alle imprese ed alle famiglie. Inoltre una nuova minaccia sembra incombere per le banche italiane. Questa è rappresentata dal possibile “default” dei paesi dell’Est europeo. Moltissime bancheitaliane, come quelle d’altri paesi, hanno finanziato progetti ed investimenti nei nuovi Paesi membri, che tuttavia sono adesso messi a repentaglio dalla durissima crisi che sta colpendo le economie di questi paesi. Al momento la situazione non sembra richiedere provvedimenti straordinari come la nazionalizzazione delle banche italiane, come invece avvenuto in altri paesi, però ha obbligato il governo ad adottare delle misure di sostegno per garantire la liquidità delle banche ed evitare una possibile stretta creditizia per imprese e famiglie.
Per quanto concerne l’economia reale i dati sono notevolmente più preoccupanti. Il PIL italiano ha chiuso il 2008 con un forte ribasso pari al 2 % rispetto al trimestre precedente. Le previsioni per tutto il 2009 si annunciano ancora più severe con un calo del PIL che dovrebbe aggirarsi attorno al 2,6% su base annua, secondo le aspettative del Governo (ma qualcuno ritiene più attendibile un calo del 3% se non addirittura del 4%). Altri dati preoccupanti vengono dalla produzione industriale che ha subito un forte rallentamento chiudendo il 2008 con un - 4% rispetto al 2007, e con un calo ancora più brusco nel solo mese di dicembre pari al 12,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Lo stesso si può dire per il numero dei disoccupati cresciuto alla fine del 2008, arrivando al 6,7%, dopo anni in cui la disoccupazione Ë andata diminuendo in Italia. Preoccupazione, infine, arriva anche dal saldo della bilancia commerciale visto che le esportazioni dal nostro paese sono calate nel solo mese di gennaio di più del 25% rispetto all’anno precedente. Unico segnale positivo, che però appare come diretta conseguenza del calo della domanda interna, è la diminuzione dell’inflazione che dovrebbe attestarsi al +0,9% per tutto il 2009, rispetto ad una crescita del 3,3% nel 2008. Rispetto a questa situazione negativa bisogna rilevare come l’Italia, più di altri paesi, ha una gran parte delle proprie risorse “sommerse” e quindi non contabilizzate nei dati macroeconomici. Se la crisi ha dunque colpito il paese questa, però, potrebbe essere meno dura di quella che sembri dall’analisi dei dati offerti.

Le misure anticrisi del governo italiano

Il governo italiano davanti a tale crisi recessiva è stato costretto ad intervenire per dare nuova forza alla domanda interna così da sostenere l’economia in difficoltà. Prima di analizzare nel dettaglio le misure anticrisi del governo italiano appare opportuna una breve premessa riguardante la situazione dei conti pubblici italiani rispetto ai parametri di Maastricht e del Patto di stabilità e crescita. L’Italia come tutti i paesi della “zona euro” è sottoposta al vincolo di bilancio del 3% tra deficit/PIL e del 60% del debito pubblico/PIL. Negli ultimi anni il rapporto deficit/PIL dell’Italia si è mantenuto intorno al 2,7% mentre l’indebitamento progressivamente è sceso fino ad arrivare al 105%. Il brusco calo del PIL registrato alla fine del 2008 e le previsioni per il 2009 hanno già peggiorato tale situazione finanziaria. Secondo le stime della Banca Italia e dell’Istituto di studio ed analisi economica (ISAE) il rapporto deficit/PIL per il 2009 dovrebbe arrivare al 4% (al 4,8 secondo il FMI), mentre il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe passare dal 106% del 2008 al 110% del 2009. Il deteriorarsi della situazione dei conti pubblici italiani deve essere dunque tenuta in considerazione nel valutare la capacità di manovra del Governo italiano per far fronte alla crisi.
Dall’estate 2008, momento in cui la crisi ha iniziato a mostrare i primi segnali negativi sull’economia mondiale, il Governo ha annunciato l’adozione di molteplici iniziative a sostegno all’economia nazionale. Solo alcuni di esse, però, ad oggi hanno trovato una definitiva implementazione. Il piano del governo, annunciato nel novembre 2008, prevede l’adozione di diversi provvedimenti in materiaeconomica e finanziaria per un totale di 80 miliardi di euro. Una prima iniziativa è stata adottata attraverso il Decreto Legge 185/2009 che dispone intereventi economici per aiutare famiglie, lavoratori ed imprese italiane. Tra le misure più importanti per le famiglie italiane è stato disposto un fondo di 2,5 miliardi di euro per i figli e neonati a carico, un ulteriore sgravio per le famiglie svantaggiate per il pagamento di luce e gas, la creazione di un fondo per sostenere le famiglie titolari di mutui a reddito variabile ed il blocco degli aumenti tariffari per i treni regionali ed autostrade. Per tutelare i lavoratori il governo ha disposto tra i vari provvedimenti lo sblocco di 1,2 miliardi di euro come ammortizzatori sociali, la detassazione dei premi di produzione per una fascia più ampia ed incentivi per i prepensionamenti di giornalisti e commercianti. A favore delle imprese, infine, è stato deciso dal Governo di provvedere alla restituzione accelerata dell’IVA per un valore di 6 miliardi di euro, alla creazione di un fondo di garanzia per le piccole e medie imprese (che dovrebbe ammontare a circa 1,5 miliardi di euro), alla riduzione delle imposte ed alla revisione degli studi di settore a carico delle imprese. Con un secondo provvedimento anticrisi il governo è intervenuto per sostenere direttamente i settori industriali più colpiti dalla crisi. Con il decreto legge 5/2009 sono stati introdotti finanziamenti per il settore dell’auto per un totale di 1,2 miliardi di euro attraverso incentivi per la rottamazione e l’acquisto di nuove autovetture. Un’altra parte dei fondi, che ha portato il valore totale del provvedimento a circa 2 miliardi di euro, è stato destinato per sostenere l’acquisto d’elettrodomestici e mobili per le abitazioni ad uso privato ed un’ulteriore riduzione della pressione fiscale per le imprese. Con una terza iniziativa legislativa il Governo si è mosso per sostenere il mondo del lavoro. Il Consiglio dei ministri nei primi giorni di Marzo ha deciso di emendare il Decreto Legge 5/2009 aggiungendovi un nuovo pacchetto d’ammortizzatori sociali per sostenere i lavoratori precari che perdono il posto di lavoro. Nello specifico il provvedimento prevede il raddoppio dell’indennità una tantum per i lavoratori a progetto, che dovrebbe così passare dal 10% al 20% rispetto all’ultima retribuzione percepita, e la riduzione dei tempi per ottenere il sussidio di disoccupazione, che dovrebbe passare secondo le previsioni del governo da 120 a 30 giorni.
Il Governo è anche intervenuto per garantire la liquidità del sistema economico ed evitare una possibile stretta creditizia da parte delle banche che hanno subito perdite in questo periodo. A tal fine sono stati introdotti i così detti “Tremonti Bond”, che consistono in obbligazioni emesse dai vari istituti bancari e sottoscritte dal Tesoro per garantire la ricapitalizzazione delle banche stesse. L’accordo con l’Associazione banchieri italiani è stato concluso ad inizio marzo 2009, e dalle prime stime sembra che le banche abbiano sottoscritto i “Bond” per l’intero importo di 10 miliardi di euro. Il governo ha disposto che tali fondi debbano essere destinati dai vari istituti bancari esclusivamente al finanziamento delle piccolo e medie imprese e delle famiglie e che non possano essere destinati a coprire le perdite subite in questi mesi. A tal fine il governo ha predisposto un sistema di vigilanza del credito da parte dei prefetti delle diverse città per verificare che i fondi siano correttamente utilizzati. Decisione questa che ha provocato molte tensioni con la Banca d’Italia che ha accusato il Governo d’ingerenza nel sistema finanziario italiano.
Un discorso a parte, infine, merita il piano di finanziamento delle grandi opere. Il Governo attraverso il CIPE ha disposto l’attribuzione di fondi per le grandi opere in Italia per un valore di 16 miliardi di euro. Tra le opere pubbliche per cui sono stati disposti i finanziamenti spiccano il progetto di ponte sullo stretto di Messina, l’Expo 2012 di Milano e la metropolitana di Roma. Tuttavia per quanto riguarda le grandi opere occorre rilevare che in Italia tali progetti incontrano sempre forti resistenze politico-amministrative che ne allungano l’inizio effettivo. E’ questo il caso ad esempio della costruzione del ponte di Messina che approvato nel 2001 era stato poi fermato nel 2006 dal nuovo governo di centro-sinistra che aveva dirottato i fondi per la costruzione di altre opere pubbliche. A chi scrive, dunque, rimangono dei dubbi circa la reale efficacia che tali finanziamenti possono avere nel sollevare le sorti dell’economia italiana nel breve periodo. Da sottolineare, infine, che sempre il CIPE ha sbloccato i fondi destinati alle regioni per l’attuazione del patto di stabilità governo-regioni. Tali finanziamenti saranno destinati, secondo quanto annunciato dalla Conferenza Stato-Regioni, per dare attuazione ai piani d’intervento regionale contro la crisi economica.

Sempre in materia di provvedimenti anticrisi il Governo Berlusconi ha annunciato l’adozione di un “Piano casa” per le famiglie italiane. Questo dovrebbe consistere, secondo le prime notizie circolate, nella possibilità di aumentare la volumetria degli immobili già esistenti per farne crescere il valore, nella semplificazione delle procedure necessarie per ottenere le autorizzazioni a costruire, il tutto accompagnato da sgravi fiscali per compiere tali lavori. Questo progetto sarebbe poi affiancato da un piano d’investimento pubblico per la costruzione d’alloggi popolari. Si tratta di un provvedimento ancora al vaglio del Governo e della maggioranza di cui non è possibile aggiungere altro al momento.

Le critiche all’azione di governo.

Le iniziative del Governo di centro-destra non hanno incontrato il consenso da parte delle opposizioni e delle associazioni di categoria, in particolare dei Sindacati e di Confindustria. Il nuovo segretario del Partito Democratico, il maggiore partito d’opposizione in Italia, si è scagliato contro le iniziative del governo bollandole come propaganda. Il PD considera che le misure anticrisiprodurranno effetti peggiorativi per l’economia del paese. Lo scontro in particolare si è acceso attorno ai provvedimenti per le categorie più deboli, i lavoratori precari e il pre-annunciato piano casa. L’opposizione ha contestato alla maggioranza di aver destinato risorse insufficienti per tutelare i redditi più bassi della popolazione. Il PD, in tal senso, ha proposto una tassazione dei redditi più alti della società, quelli superiori ai 120 mila euro l’anno, per creare le risorse per un fondo di solidarietà per le fasce più deboli. Ha inoltre richiesto che il Governo introduca un assegno di disoccupazione in favore di tutti i lavoratori che abbiano perso il lavoro a causa della crisi. Ma è sul “Piano casa” che lo scontro si è fatto più aspro. L’opposizione ha duramente criticato il Governo accusandolo di voler approvare una legge che favorisce gli abusi edilizi in Italia con il rischio di gravissimi danni paesaggistici per il paese. Le stesse organizzazioni di categoria non si sono dichiarate soddisfatte per le iniziative governative. La Presidente dell’associazione degli industrialiitaliani (Confindustria) ha recentemente criticato il governo per non aver destinati “soldi reali” per sostenere le imprese italiane, in particolare le piccole e medie imprese. I sindacati italiani, anche se non in maniera unitaria, hanno criticato invece il governo per non aver predisposto fondi sufficienti per tutelare i lavoratori italiani che perdono il posto di lavoro a causa della crisi

Riflessi europei del piano anticrisi italiano

La Commissione europea alla fine di febbraio ha dato il via libera alle misure anticrisi del governoitaliano. Prima ha approvato gli incentivi per l’auto e per le banche considerandoli non in violazione delle norme su gli aiuti di stato. Poi nelle sue valutazioni sul piano di stabilità e crescita italiano, per il periodo 2008-2011, la Commissione ha considerato che gli interventi proposti dal governo italianosono necessari per sostenere l’economia e sono in linea con gli obiettivi del piano europeo. Bruxelles ha dunque accettato la possibilità per l’Italia di sforare i parametri di Maastricht a condizione di riportare il rapporto deficit/PIL sotto il 3% entro il 2011.

Joaquín Almunia, Commissario europeo per gli affari economici e monetari. (Fonte : servizio audiovisivo della Commissione europea)
Alcune perplessità sono state sollevate, però, sulla validità dei conti presentati nel pianoitaliano. Secondo la Commissione, come anche già visto, la di munizione della crescitaitaliana sarà più forte del 2% preventivato dal governo ed anche le entrate fiscali potrebbero essere inferiori a quelle preannunciate dal governo. Per questa ragione la Commissione ha invitato il governo italiano a procedere, una volta ripartita l’economia, a consolidare il proprio debito pubblico per riportare il debito su una traiettoria discendente. A tal fine è stato suggerito al governo di Governo di intervenire con decisione sulla riduzione spesa pensionistica attraverso l’innalzamento dell’età pensionistica, in particolare per le donne. Tale manovra, si legge sempre nelle considerazioni di Bruxelles, consentirebbe di reperire nuovi fondi per mantenere il sistema di sussidi alla disoccupazione senza intaccare eccessivamente i conti pubblici. Si tratta questo dell’ennesimo richiamo che la Commissione fa all’Italia a causa del suo sistema pensionistico che risulta essere uno dei più costosi d’Europa. Ovviamente in Italia una proposta del genere ha immediatamente provocato una levata di scudi da entrambi gli schieramenti. Chissà però che la crisi non porti a migliori consigli su questo punto.

Le prospettive per l’Italia e per l’Europa

La crisi economica che ha colpito l’economia mondiale rischia di essere una delle più drammatiche della storia. L’Italia, come abbiamo cercare di spiegare, sta anch’essa subendo, sia pur a suo modo, le conseguenze della grande crisi globale. Le scelte anticrisi del governo, sebbene in linea con quelle degli altri partner comunitari, non sembrano aver ancora prodotto esiti apprezzabili. La realtà però è che dalla crisi non sarà possibile uscire per l’iniziativa di un singolo governo. L’azione coordinata delle grandi economie mondiali appare sempre più come un’ineludibile necessità . Eppure in Europa ancora una volta non sembra esserci la volontà di muoversi unitariamente per la costruzione di un mercato forte e competitivo che possa primeggiare nel mondo quando la crisifinirà. Gli interventi a tutela delle lobby nazionali condizionano ancora troppo le scelte delle singole amministrazioni nazionali preoccupate di non aumentare il malcontento e di perdere il consenso di pubbliche opinioni sempre più nervose. L’auspicio, tuttavia, è che gli stati europei siano in grado di trovare una posizione comune in vista dei prossimi appuntamenti internazionali quali il G20 di Londra dell’aprile prossimo ed il G8 che si terrà questa estate in Italia.
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Fonte
http://www.glieuros.eu/La-risposta-italiana-alla-crisi,2585.html?lang=fr

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