mercoledì 4 gennaio 2012

Misure anti-crisi, i partiti sono spaccati ma tra gli elettori il consenso è trasversale


I dati di Demos sulle proposte per fronteggiare l'emergenza debito: gli orientamenti superano le differenze tra i gruppi parlamentari. Così anche il 50% degli elettori del Pdl dice sì alla patrimoniale e no ai licenziamenti facili. Un italiano su tre apre all'aumento delle tasse se proporzionale al reddito

SIGNIFICATIVE aperture verso la patrimoniale e nuove tasse proporzionali al reddito; molte perplessità per quanto riguarda gli interventi sulle pensioni, i licenziamenti più "facili" e i tagli ai servizi sociali: sono queste le indicazioni per un'ipotetica agenda anti-crisi compilata in base agli orientamenti degli italiani.

LE TABELLE 1

Il nuovo governo, come registrato dai dati dell'Atlante politico pubblicato domenica, sembra vivere uno stato di grazia, ma anche "di eccezione". Il consenso verso il premier e la sua squadra, che nei giorni della fiducia in Parlamento si aggirava intorno all'80%, presto sarà messo a dura prova: dalla fatica di governare in un momento di crisi e dalla necessità di adottare misure impopolari.

Tra le forze politiche che sostengono l'esecutivo, esistono notevoli divergenze sui provvedimenti necessari a fronteggiare la crisi e l'espansione del debito pubblico. Ma queste divisioni riflettono effettive differenze fra le basi elettorali e potenziali contrapposizioni tra aree sociali e territoriali? Se gli specifici provvedimenti del governo sono ancora in fase di elaborazione, i dati raccolti da Demos hanno registrato gli orientamenti generali sulle priorità da assumere (e sulle misure più dure da digerire).

Tra i diversi indirizzi di riforma di cui si discute da settimane, i risultati del sondaggio sembrano seguire anzitutto la linea - suggerita dallo stesso Monti - dell'equità. Il 31% degli intervistati, dovendo affrontare dei sacrifici, vedrebbe con favore un aumento delle tasse sui patrimoni e le rendite finanziare. Una percentuale appena inferiore (29%) metterebbe al primo posto un aumento delle imposte proporzionale al reddito.

Se queste due misure mettono d'accordo, complessivamente, più di sei cittadini su dieci, le percentuali scendono significativamente presso l'elettorato della Lega e del PdL, mantenendosi tuttavia poco sotto la soglia del 50%. Inoltre, sebbene il PdL abbia posto un esplicito veto sulla patrimoniale, sono molto pochi, tra i suoi elettori, coloro che ritengono inaccettabili provvedimenti di questa natura. Per converso, gli interventi sui patrimoni e sui redditi più alti sono preferiti non solo dagli elettori dei partiti di centrosinistra, ma anche da chi destina il proprio voto al Terzo polo (e, in particolare, all'Udc).

Nella lista delle possibili misure, troviamo poi (molto staccate) la vendita di una parte del patrimonio pubblico (18%) e il condono fiscale ed edilizio (9%). Le proposte di aumentare l'età delle pensioni o di ridurre gli investimenti per i servizi sociali occupano le ultime due posizioni della graduatoria e, soprattutto, vengono indicate come inaccettabili da una quota significativa di intervistati. L'opposizione a questo tipo di misure risulta politicamente piuttosto trasversale e, nel centro-destra, appare netta in particolar modo tra i leghisti.

Tendenze analoghe si registrano sulle proposte di riformare il mercato del lavoro rendendo più facili i licenziamenti: tale soluzione è respinta da oltre i due terzi dei rispondenti, e anche dalla maggioranza degli elettori del Pdl (52%).

Così come sulle pensioni, non si registrano peraltro spaccature rilevanti fra le generazioni: sono anzi i giovani a dirsi meno disponibili (77%). La distribuzione del dato ricalca invece fedelmente le diverse collocazioni nel mercato del lavoro: nettamente contrari gli  operai e gli impiegati, mentre ad esprimere un consenso "maggioritario" sono i liberi professionisti, i lavoratori autonomi e gli imprenditori.
sorgente

di ROBERTO BIORCIO E FABIO BORDIGNON

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